Pur provenendo da contesti apparentemente distanti e mal assimilabili, ad un’attenta analisi, software proprietario (Confronto fra software libero, gratuito e open source) e democrazia, nella sua versione indiretta e snaturata a cui siamo ormai abituati e che siamo in grado di sperimentare personalmente ogni giorno, hanno invece diversi punti di contatto e condividono (purtroppo) dinamiche di funzionamento e di consenso.

Sistemi chiusi e autoreferenziali

Entrambi i sistemi, software proprietario e democrazia indiretta, sono sistemi chiusi, dove il potere di decisione è in mano ad una stretta cerchia di persone che, nonostante il dovere, non solo morale, di ascoltare i suggerimenti e le richieste provenienti dal basso, a cui, al netto di pratiche scorrette e al limite della legalità, devono principalmente la loro posizione, troppo spesso si arrogano il diritto di prendere le proprie decisioni in maniera del tutto autonoma e non trasparente, autoreferenziale, magari sotto la pressione di lobby economiche che rappresentano una strettissima cerchia di interessi ma particolarmente potenti dal punto di vista economico. La trasparenza di scelte e decisioni dubbie viene serenamente uccisa da codici sorgenti chiusi e elite a numero chiuso.

L’illusione del controllo e la pace delle coscienze

Nonostante la realtà sia molto vicina a quanto descritto nel precedente capitolo, buona parte degli utenti e degli elettori sono convinti di avere il controllo su quello che succede e viene portato avanti.

Non è infatti raro trovare accaniti sostenitori, quasi tifosi, di questa o quella azienda di software proprietario o di questo o quel partito politico che sarebbero pronti, in buona fede, a vere e proprie crociate o guerre sante.

D’altro canto è innegabile che gli utenti hanno libertà di scegliersi il proprio software in maniera autonoma e in una certa misura di guidare lo sviluppo dei propri software proprietari dove vogliono. Come è altresi innegabile che gli elettori hanno il diritto/dovere di scegliere i propri rappresentanti, più o meno direttamente, che poi legifereranno e prenderanno decisioni in loro nome. Questi, però, sono poco più che retaggi formali di modelli ideali, in sostanza diversi, che non fanno altro che alimentare l’illusione e donare pace, serenità e torpore alle coscienze.

I migliori dei sistemi possibili e la pace delle menti

Un’altro dei punti significativi di contatto riguarda il ruolo di miglior sistema possibile nel proprio campo. Se questo per quanto riguarda la democrazia viene formulato esplicitamente (la democrazia è il migliore dei sistemi possibili), per quanto riguarda il software proprietario, viene implicitamente e generalmente riconosciuto tirando in ballo la sopravvivenza economica dei programmatori e la qualità del software prodotto. Queste affermazioni, per la maggior parte delle persone, sono ormai diventate la verità e, visto gli interessi, per lo più economici, che veicolano, sono promosse, alimentate e sostenute quotidianamente da soggetti non proprio estranei al sistema. L’intero equivoco è reso ancor più importante dal fatto che in questo clima di pressioni trasversali e di scale di valori indotte, ad un’analisi nemmeno troppo superficiale, questi due sistemi appaiono tutto sommato buoni. Non potrebbe essere altrimenti.

Figli di uno stesso padre

In fin dei conti i numerosi punti di contatto fra i due modelli non dovrebbero sorprendere più di tanto dal momento che, entrambi, nella loro versione attuale, sono figli dello stesso modello socioeconomico, basato sul profitto, in cui, se il software proprietario ricopre più il ruolo di prodotto con componenti liberticide e di controllo in crescita, la democrazia ne sta diventando sempre più stabilmente lo strumento principe.