Molto spesso questi tre termini vengono usati indistintamente e in maniera interscambiabile per indicare, in maniera confusa e inconsapevole, concetti diversi fra loro. E’ vero che spesso alcune tipologie di software per la propria natura e per la natura della propria licenza possono cadere contemporaneamente in più categorie ma cerchiamo di vedere come e perché. Da una prima analisi superficiale è bene evidenziare fin da subito come i tre termini si riferiscano rispettivamente a tre punti di vista diversi: quello economico, quello filosofico e quello pragmatico.

Il prezzo: gratuito

Sotto software gratuito passano tutti quei programmi che è possibile ottenere (legalmente) senza versare nessun corrispettivo in denaro. E’ una categoria molto ampia e racchiude programmi per computer molto diversi fra loro, siano essi in versione completa, in versione dimostrativa, con funzioni limitate, in stato di alfa o beta test, di pubblico dominio o coperti da copyright. L’unica caratteristica presa in considerazione è solo e soltanto il prezzo e niente altro. La confusione che spesso si crea fra software libero e software gratuito è in parte dovuta all’origine inglese di queste definizioni, dove free si può riferire sia all’aspetto economico gratis come una birra, sia all’aspetto filosofico libertà di espressione.

La libertà: libero

Il software libero, come anticipato, è quello che si rifà alla traduzione più alta e nobile di free, quella usate in espressioni come libertà di pensiero e libertà di espressione. Un software libero è un software che garantisce a chi ne viene in possesso i quattro principi di libertà fondamentali, formalizzati per primo da Richard Stallman, il padre del progetto GNU e della Free Software Foundation all’inizio degli anni ottanta:

  • Libertà 0, o Libertà fondamentale: la libertà di eseguire il programma per qualunque scopo, senza vincoli sul suo utilizzo.
  • Libertà 1: la libertà di studiare il funzionamento del programma, e di adattarlo alle proprie esigenze.
  • Libertà 2: la libertà di redistribuire copie del programma.
  • Libertà 3: la libertà di migliorare il programma, e di distribuirne i miglioramenti.

Se e solo se queste libertà sono garantite dalla licenza, allora si può parlare di software libero, a prescindere dal prezzo. E’ da notare come di fatto un software libero sia coperto da copyright e non appartenga al campo del pubblico dominio.

I vantaggi pratici: open source

Il concetto di software open source è successivo alla nascita di quello di software libero e, per molti versi, affine, anche se sposta il punto di vista dall’aspetto filosofico della libertà, obiettivamente giusto a priori, a quello pratico, per sua natura volubile e soggettivo. Esso è infatti nato alla fine degli anni ’90 dalle menti di Eric Raymond e Bruce Perens, che decisero di tralasciare l’aspetto filosofico, a tratti politico, particolarmente mal visto nel tessuto economico capitalista delle maggiori aziende del settore, per evidenziare gli aspetti pratici, particolarmente positivi e maggiormente ben visti. Questa manovra ha dato una spinta fondamentale all’adozione e al successo del modello libero/open source, grazie al suo inserimento aziendale sempre più capillare anche se deve pagare il prezzo di una neutralità filosofico-politica che, in alcuni casi, rischia di minare le basi della sua stessa esistenza: meglio un software libero poco pratico o un software non libero molto pratico?

Riferimenti

Per chi volesse approfondire quello che vuole essere solo un breve spunto di riflessione, consiglio le seguenti risorse liberamente disponibili online:

Cos’è il software libero?

Perché l‘“Open Source” manca l’obiettivo del Software Libero

Definizione di Software Libero

Differenza tra software libero e open source