Nell’ultimo periodo, nel marasma generale sociale, politico ed economico del bel paese, sono tornati di moda alcuni tentativi, copione già visto in passato, di mettere mano in chiave liberticida ad internet, all’ombra di una riforma sulla legislazione del diritto d’autore e del copyright online. Nonostante la maggior parte dei media tradizionali a torto o a ragione, volutamente o meno, abbia taciuto e tralasciato questi tentativi, fortunatamente il dibattito in rete è particolarmente vivo e presente. Cerchiamo di capire cosa c’è in gioco e le pressioni e le dinamiche alla base di questi tentativi.

La Delibera AGCOM e il Disegno di Legge C 4549

Il primo capitolo di questa nuova offensiva è costituito dalla Delibera AGCOM in tema di diritto d’autore, di cui si è parlato e discusso molto negli ultimi mesi, a partire dalla fine del 2010. Il punto maggiormente dibattutto a riguardo, e tutt’ora irrisolto, è l’arrogarsi, da parte dell’ AGCOM, del diritto di sostituirsi, nonostante ente puramente amministrativo, a qualsiasi ente giudiziaro, per regolare tutte le questioni riguardanti copyright e diritto di autore, in una sorta di processo sommario fortemente sbilanciato, nonché di dubbia legittimità e costituzionalità.

A riprendere e rinforzare la precedente Delibera, che ha trovato diverse opposizioni e resistenze, e su cui la decisione e forma finale è stata rimandata a novembre 2011, è arrivato puntuale il disegno di Legge C 4549, presentato negli scorsi giorni da 19 deputati. Questo disegno di legge si profila come una modifica a due articoli del precedente decreto legislativo in materia, il n.70 del 2003, che fra le conseguenze più gravi porterebbe:

  • alla sospensione diretta dei servizi internet, da parte dei provider internet, su semplice segnalazione di violazioni di copyright vere, presunte o perchè no costruite ad arte, senza passare da un giudice
  • all’obbligo per i provider di servizi internet, genericamente intesi, di filtraggio e monitoraggio attivo sulle attività dei propri utenti
  • responsabilità civile e penale per i provider internet e di servizi

Il braccio politico delle lobby economiche

E’ ormai chiaro come buona parte dell’attività politica, non solo nostrana, sia soggetta a continue pressioni di forti soggetti economici e, come, il rischio che la politica faccia la fine di un semplice braccio al servizio del profitto sia ormai concreto, con buona pace della sovranità del popolo. Basti pensare che queste pressioni prendono il nome di lobbying e negli Stati Uniti sono tranquillamente legali e regolamentate.

In questo caso specifico verrebbe naturale pensare, e spesso viene maliziosamente indotto, che la lobby direttamente coinvolta sia quella degli artisti, dei creativi, di persone dotate di particolari capacità che dedicano tempo, impegno, risorse e passione, con il rischio di vedere il loro lavoro non correttamente valorizzato. In realtà non si tratta di nulla di tutto questo, perchè una lobby degli artisti non esiste e perchè i singoli artisti non sono così rigidi, antichi e insensibili verso le tecnologie e verso le libertà digitali dei propri estimatori. Qui invece stiamo parlando delle lobby di tutti quegli intermediari, su tutti gli editori, che alla strenua difesa di una posizione tecnologicamente e intellettualmente arretrata, cercano in tutti i modi di mantenere la propria posizione di vantaggio e di profitto per cui le libertà digitali dei cittadini non sono altro che ostacoli.

Spirito di sopravvivenza politica

Oltre alle forti attività di lobbying di potenti soggetti economici, si nascondono dietro questi tentativi anche altre motivazioni, di carattere più prettamente politico, autorefenziale e censorio, legate alla sopravvivenza e al protrarsi della casta, con tutte le sue posizioni di vantaggio. Quello che spaventa maggiormente il sottoscritto di questi provvedimenti, è, infatti, vuoi per l’esclusione di una figura giudicante, vuoi per i labili e non ben definiti confini di copyright e diritti d’autore, la possibile volontà, più o meno celata, magari semplicemente causata da ignoranza e non da malafede, di mettere un freno e un bavaglio ad Internet e alla sua libera informazione.

E così magari un sito che ospita contenuti legali, veri e scottanti, su questa o quella attività politica, si potrebbe trovare, come per magia, anche ad ospitare qualche violazione di un non ben indentificato copyright e/o diritto di autore, e si potrebbe trovare improvvisamente irragiungibile e il suo autore perseguibile. Il tutto, naturalmente, senza nessuna forma di procedimento giudiziale. Tutto questo, pur essendo uno scenario verosimile, potrebbe anche non succedere: ma perchè non escluderlo fin da subito a priori con una formulazione chiara, ben definita, limitata e rispettosa delle libertà dei cittadini? Il dubbio è legittimo e rimane.

Approfondimenti

Per chi volesse approfondire il lato tecnico-legislativo consiglio i seguenti link di partenza: