L'importazione della lobbycrazia

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dom 08 aprile 2012


In uno degli articoli precedenti (L’esportazione della lobbycrazia) abbiamo parlato di come, le lobby cinematografiche e discografiche statunitensi, avessero sottoposto le proprie considerazioni all’ Office of the United States Trade Representative (USTR), per la redazione dello Special 301 del 2012, documento annuale statunitense dove vengono discusse le presunte violazioni di copyright, brevetti e marchi a danno di società statunitensi nel resto del mondo. Anche l’Italia aveva un paragrafo a lei dedicato dove, fra le varie considerazioni e programmi si poteva leggere: Completare gli sforzi per l’adozione del regolamento proposto dall’AGCOM. Su questo punto, ultimamente, il dibattito si è particolarmente infiammato, vista anche la prossima fine del mandato (19 Maggio) dei vertici dell’authority per le garanzie nelle comunicazioni.


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La certezza del cambiamento

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sab 10 marzo 2012


Molto spesso, nelle nostre vite, ci troviamo in periodi più o meno lunghi, e più o meno felici, verso i quali siamo portati all’ attaccamento: o perchè ci illudiamo possano rimanere invariati per sempre, o quantomeno per un tempo sufficientemente lungo, garantedoci felicità a basso costo; o perchè, per paura, pigrizia e irresponsabilità, non vogliamo rischiare di peggiorare la nostra situazione, quando probabilmente, all’occhio di un osservatore esterno sufficientemente oggettivo, sarebbe chiaro che il rischio di peggiorare sarebbe solo una remota possibilità, a fronte di ben più probabili e importanti miglioramentii. Questa forma di avversione al cambiamento è quanto di più sofisticato e lontano dalla realtà ci sia.


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L'esportazione della lobbycrazia

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ven 24 febbraio 2012


Da quello che si è potuto vedere da questo inizio di 2012, dagli scenari degni di 1984 di Orwelliana memoria, sembra che la lotta al terrorismo e l’esportazione della democrazia stia progressivamente e velocemente cedendo il passo alla lotta senza quartiere di quella che la propaganda chiama pirateria, alla strenua difesa della cosiddetta proprietà intellettuale e all’esportazione della lobbycrazia. Questo nuovo scenario, che nonostante la portata completamente differente si vuole per molti versi equiparare al terrorismo, sta superando in maniera preoccupante e piuttosto imbarazzante qualsiasi principio di buon senso e di confine nazionale.


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Colpirne uno per educarne 100?

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mar 24 gennaio 2012


Con una curiosa coincidenza e un tempismo eccezionale, il successo avuto dalla protesta online condotta contro gli Internet Blacklist Bills (SOPA e PIPA) statunitensi, volti a restringere le libertà di espressione degli utenti, in nome della anacronistica difesa del copyright, avvenuta lo scorso 18 Gennaio, è stato, in men che non si dica, oscurato dalla clamorosa chiusura del network MegaUpload Ltd; comprendente fra gli altri MegaUpload, MegaVideo e MegaPorn. L’operazione, ad opera dell’ FBI, è avvenuta proprio il giorno seguente, il 19 Gennaio.


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Il contrasto fra la crisi economica e il consumismo isterico di massa

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gio 12 gennaio 2012


Stiamo attraversando un momento di crisi economica importante, sia per come ognuno di noi ha modo di vedere con i propri occhi nella propria vita quotidiana, sia per come quotidianamente ci viene ricordato da tutti i mezzi di informazione che, puntualmente, non mancano di cavalcare l’onda del momento a volte con un po’ troppo entusiasmo e sensazionalismo. In questo contesto di crisi economica generalizzata, che come da buon senso dovrebbe prevedere morigeratezza e basso profilo, fanno particolarmente riflettere e risaltano con prepotenza alcuni episodi di consumismo isterico di massa, apparentemente guidati da spirito di sovracompensazione e esorcizzazione verso la crisi economica in corso.


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Alternative legali alla dittatura del copyright

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mar 03 gennaio 2012


Come si vede dalla sua storia, le origini del copyright sono tutt’altro che nobili e, nonostante la retorica a tornaconto personale propagandata dalle lobby degli editori sulla strenua difesa e sulla sopravvivenza degli autori sia diventata pratica comunemente accettata e per certi aspetti comune sentire e pensiero comune, gli autori solo raramente si espongono sulla questione. Negli ultimi anni però, complice i notevoli progressi tecnologici che hanno fornito strumenti e supporto alle idee e grazie all’apporto di numerose persone illuminate, sono nate forme sottrattive e alternative al copyright, che ne hanno messo in evidenza l’arcaicità, la dubbia eticità e tutte le contraddizioni. Si è così formato un nuovo e più che mai attivo movimento e contesto culturale che ha fornito, a autori e utenti, modelli di distribuzione alternativi, in grado di sposarsi al meglio con gli scopi prefissati da un’opera di creazione: diffusione, condivisione e libera fruizione.


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Il Canto di Natale

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gio 15 dicembre 2011


Sfruttando e modificando l’idea/intuizione degli spiriti introdotta da Charles Dickens, nel suo famoso racconto sul Natale, Canto di Natale, vorrei provare a descrivere, analizzare e riflettere, su quello che, nelle nostre società odierne occidentali, il Natale rappresenta e che comportamenti induce per e nella maggioranza delle persone. Ai tre spiriti ideati dalla mente di Dickens a natura temporale (spirito del natale passato, spirito del natale presente e spirito del natale futuro) vengono così sostituiti tre spiriti a natura descrittiva: lo spirito del Natale morale-religioso, lo spirito del Natale consumista e lo spirito del Natale buonista.


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Il cortocircuito storico del copyright

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mar 06 dicembre 2011


Quello in cui viviamo, è un periodo molto attivo, a livello di pressioni effettuate sui governi di molti stati da parte delle lobby degli editori che, rischiano, a causa dell’evoluzione tecnologica dei mezzi di pubblicazione e distribuzione, di veder stroncati molti dei privilegi economici acquisiti nel corso degli anni e, ormai, totalmente immotivati. Di casi di questo genere, in Italia, ci siamo occupati poco tempo fa (La morbosa difesa politica del diritto d’autore online mentre, in questo periodo, il dibattito online è piuttosto attivo su due proposte di legge statunitensi: il Protect Intelletual Property Act e lo Stop Online Privacy Act, che vorrebbero andare a rimpolpare, ancor più sostanziosamente, il Digital Millenium Copyright Act del 1998 e il PRO-IP Act del 2008, già di per se molto discutibili. Senza entrare nel merito dei provvedimenti, è curioso notare come il copyright stia ritornando prepotentemente, più o meno direttamente, alle sue origini: la censura.


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I social network e il casual social

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mar 22 novembre 2011


I social network sono il fiore all’occhiello e il cavallo di battaglia della rivoluzione del Web 2.0, che sono stati in grado di avvicinare una grande quantità di nuovi utenti ad un utilizzo piuttosto pervasivo di Internet e del Web, che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 20 anni. Ma con le proprie dinamiche e l’utilizzo che ne fanno la maggior parte degli utenti, quello dei social network, rischia di non essere altro che una trasposizione, in alcuni casi anche peggiore, di dinamiche di alienazione sociale presenti nella realtà, oltre che, simmetricamente, a correre il concreto rischio di conformare, sminuire e avvilire il potente potere sociale e aggregante che Internet e il Web hanno sempre dimostrato. Il tutto al netto di tematiche come le violazioni della privacy e del massiccio marketing pubblicitario di cui sono oggetto e bersaglio gli utenti di questi servizi.


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La legge di Linus come base teorica al downshifting

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gio 03 novembre 2011


La legge di Linus è un concetto formulato da Linus Torvalds, per schematizzare e spiegare le motivazioni alla base dell’ etica hacker e alla base del successo del sistema operativo GNU Linux, in occasione di un dibattito organizzato nel 1998 all’ Università della California a Berkeley, su etica hacker e età dell’informazione dove, fra gli altri, intervennero anche Manuel Castells e Pekka Himanen, dal cui incontro ha preso vita il saggio L’etica Hacker e lo spirito dell’età dell’informazione di Pekka Himanen. I principi fondanti di questa legge possono essere riutilizzati in maniera consistente per delineare l’atttuale quadro sociale-economico dei paesi occidentali, in cui il downshifting risulta essere una soluzione valida, efficiente e sempre più popolare.


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