Lo scorso 5 ottobre, alla precoce età di 56 anni e dopo tenaci e dignitosi anni di lotta contro un tumore al pancreas, è morto l’imprenditore e co-fondatore di Apple Steve Jobs, una delle persone più influenti e carismatiche, in grado di estendere il suo carisma ben oltre il suo settore d’impresa. Tralasciando le dovute e ovvie condoglianze per una delle persone che hanno fatto più parlare di sé nella storia dell’informatica mi piacerebbe riflettere sulle motivazioni che hanno portato al processo di santificazione e beatificazione mediatico, a tratti isterico, che ha generato questa notizia nel mondo occidentale e che, tra l’altro, non ha onorato al meglio il lutto.

Visione, imprenditoria e carisma ai massimi livelli

Senza ombra di dubbio Steve Jobs è stato una persona che ha sempre avuto la capacità di vedere molto avanti e di riuscire ad intuire, con molto anticipo, i possibili sviluppi futuri tecnologici dell’informatica riuscendo, con ottimo spirito imprenditoriale, a renderli realtà sfruttando il meglio della tecnologia disponibile e riunendo, affascinando e motivando le miglior menti dal punto di vista tecnico per aiutarlo in questo processo, su tutti Steve Wozniak. Oltre a questo ha avuto ottime intuizioni nel campo del design, dell’usabilità al servizio della semplicità e soprattutto ottime capacità a livello di marketing (impossibile in questi giorni non aver visto il suo primo spot pubblicitario ispirato al grande fratello di Orwell, probabilmente più difficile essere stati informati circa il fatto che il grande fratello rappresentato ha poco a vedere con questione di privacy o libertà, ma altro non era che il maggior concorrente a quei tempi, ovvero IBM) a cui va aggiunto un carisma e una leadership invidiabili dalla maggior parte dei rappresentanti politici odierni.

Una comunità con forte senso di appartenenza

Con tutte queste capacità e intuizioni Jobs è riuscito a produrre strumenti e prodotti tecnologicamente all’avanguardia e allo stesso tempo semplici ma soprattutto è riuscito a costruire intorno ad essi e alla sua azienda un’ideologia comunitaria intrinsa di filosofia orientale che affonda le sue radici nell’ esclusività, nello status symbol, nel presunto anticonformismo (think different, ma solo rispetto alla concorrenza) e nel substrato consumista che pervade la società. La maggior parte degli utenti Apple ha l’impressione e il piacere, più o meno conscio, di entrare a far parte ed appartenere ad un elite, ed anche se il prezzo di ingresso è colpevolemente elevato rispetto alla concorrenza, al netto di immagine e status symbol, poco importa. Senza questo forte senso di appartenenza non si potrebbe spiegare il boom generato dalla morte di Steve Jobs, roba da far impallidire se confrontata con il peso dato alla morte del premio Nobel per la medicina Ralph Steinman morto (anche lui per un tumore al pancreas) negli scorsi giorni, proprio poco prima di vedere confermata l’attribuzione del premio Nobel.

Dietro alle apparenze

In realtà quello che colpisce è che pochi si rendono veramente conto e dimenticano che questa comunità deve esclusivamente e indissolubilmente la sua esistenza a motivazioni tutt’altro che idealiste e anticonformiste. Alla base di tutto troviamo, come per altro è consuetudine in questo contesto socio-culturale-economico: beni materiali, visti i prezzi quasi di lusso, da piazzare; profitti; politiche aziendali particolarmente chiuse verso gli utenti (a riguardo forse anche troppo dura ma sicuramente non iprocrita la posizione di Stallman ) e verso la concorrenza e imprese manifatturiere cinesi dove lavorano, vengono sfruttati e a volte muoiono bambini, uomini e donne nel più totale disprezzo dei diritti umani (leggi Foxconn). E proprio per questi motivi, in ultima analisi, quello che scandalizza di più è che, per la proprieta transitiva, se il processo di beatificazione scatenato è dovuto per la maggior parte al senso di appartenenza e di comunità, e dietro a questa si nascondono interessi e dinamiche citate poco sopra, alla base di buona parte del frastuono mediatico troviamo proprio queste ultime. Messa così l’incongruenza di fondo è palese.