In questi giorni anche gli ultimi vacanzieri, studenti inclusi, stanno rientrando dal proprio periodo di ferie, tipicamente estivo, facendo rientro alle proprie occupazioni. Al di là della diatriba ferie sì, ferie no, dovuta all’attuale situazione economica globale, che è stata abbondantemente cavalcata da tutti i media tradizionali, non è per niente raro incontrare persone che al rientro dal loro periodo di ferie si lamentano di essere più stanchi e affaticati che in precedenza.

Il mito dell’efficienza

A seguito delle rivoluzioni tecnologiche e industriali che hanno caratterizzato la nostra storia recente a partire dalla fine dell’ 1700, inizi del 1800, quella crescente efficienza figlia di nuove forme di organizzazione del lavoro e di nuove innovazioni tecnologiche, che così tanto è riuscita a cambiare il corso della storia ed ad innovare, con il tempo si è allargata e il suo mito si è lentamente e subdolamente inserita nel tessuto sociale delle società occidentali (così come il mito della crescita economica infinita). Così facendo, per molti, soprattutto nella seconda metà dello scorso secolo, la ricerca continua dell’efficienza è diventata, naturalmente senza consapevolezza, un’ossessione, un culto da perseguire sempre e comunque, in qualsiasi ambiente e situazione. Le persone hanno incominciato ad applicare, alla propria vita privata e personale, gli stessi schemi che, a torto o ragione, venivano loro proposti sul posto di lavoro e, ad applicare metri di valutazione forse utili in contesti produttivi ma del tutto inadeguati e riduttivi al loro esterno.

Il tempo libero occupato

Di fatto, in questo contesto sociale, molti, senza neanche rendersene conto, si sono trovati depredati del proprio tempo libero, che, all’apparenza poteva sembrare effettivamente libero ma, in realtà, non era altro che un prolungamento del lavoro, soltanto traslato di contesto. Ecco allora che per ogni hobby, passione e aspetto della vita privata delle persone sono nati corsi e libri su come fare efficacemente questo, su come ottimizzare quello, su come fare 100 cose contemporaneamente bene, su come non fallire mai e così via, trasformando la vita delle persone in un confuso e fuorviante calderone di marketing e economia. Come effetto, che troppi possono sperimentare quotidianamente nella schizofrenia delle proprie vite, ci troviamo sempre più spesso a vivere fuori soglia, non solo economicamente ma anche fisicamente e socialmente. Si è perso il piacere, ma probabilmente anche la capacità, della riflessione e dell’ozio, in favore dell’azione sempre e comunque. Chi si ferma o è un poco di buono o un fannullone, senza eccezione alcuna. Un ripasso sulle più grandi personalità dell’umanità potrebbe tranquillamente sconfessare questa tesi ma, se manca il tempo veramente libero per farlo, chi se ne accorgerà mai?

Recupero e riposo

In questo (deprimente) scenario il tempo dedicato al recupero di energie e al riposo è diventato comprimibile e sacrificabile a piacere. Quante volte avete detto o avete sentito dire frasi tipo: Si vive una volta sola?. Questa frase ad effetto, spesso non nasconde niente di filosofico, quanto piuttosto un invito, nemmeno troppo velato, a cercare di ottimizzare la propria vita, cercando di produrre e fare di più, a discapito di tutto il resto, nemmeno si stesse parlando di un’azienda tessile dell’Inghilterra della prima rivoluzione industriale. Se avete avuto modo di entrare in contatto con un preparatore sportivo o allenatore sicuramente saprete che la ricetta per un’ottima preparazione sportiva è composta da 3 componenti equivalenti in termini di importanza: allenamento, alimentazione e recupero/riposo. Ecco, questa potrebbe essere un ottima ricetta da seguire anche per la vita non sportiva per evitare di perdere tempo (ed ottenere esattamente il risultato opposto) ad ottimizzare e rendere efficiente ciò che non può esserlo.