Ieri, Venerdì 17, il giorno più temuto dai superstiziosi italiani, il CICAP ha organizzato in una decina di piazze italiane la Giornata Anti-Superstizione, dove chiunque volesse ha potuto mettersi alla prova passando sotto scale, rompendo specchi o rovesciando sale. E’ stata un’ottima occasione per riflettere sulla completa infondatezza della superstizione e sui suoi effetti negativi in termini di risorse e efficienza personale.

Non è vero ma ci credo

Come da vocabolario Treccani, la superstizione è: Insieme di credenze o pratiche rituali dettate da ignoranza frutto di errore, di convinzioni sorpassate, di atteggiamenti irrazionali.

La maggior parte delle persone, anche le più superstiziose, non fanno fatica ad accettare questa definizione come corretta e a riconoscere l’infondatezza della superstizione, ma quando si passa dalla teoria alla pratica, gli atteggiamenti possono variare notevolmente. Come ci ricorda anche la precedente definizione, vuoi per abitudini consolidate, a cui molte persone assistono fin da bambine, vuoi per una certa attrazione verso il magico-irrazionale, vuoi per uno scarico di responsabilità personale, vuoi per una qualsivoglia ignoranza di base, l’atteggiamente che prevale è quello del non farsi male, Non è vero ma ci credo. E’ come se un persona, dopo aver ascoltato Gli asini volano, per evitare che i propri asini volino via, si preoccupasse e si prodigasse per zavorrarli il più possibile a terra.

Uno spreco di risorse

Molte delle persone occupate a non farsi del male, perdendosi nei meandri di riti e convinzioni superstiziose, non si rendono però conto dello spreco di risorse personali che ogni giorno la superstizione richiede loro, dal momento che, come detto sopra, molto spesso queste pratiche diventano abitudinarie e indivisibili dal normale svolgimento di una giornata. Queste risorse, sprecate senza un valido motivo ma, anzi, come vedremo dopo, addirittura con effetto negativo, potrebbero essere facilmente risparmiate e magari rinvestite migliorando la qualità della propria vita e la consapevolezza, la responsabilità, l’efficienza e la libertà delle proprie scelte.

La superstizione porta sfortuna

Come anticipato precedentemente, un’altro fattore particolarmente dannoso della superstizone, è l’effetto negativo che esercita sulla libertà e sull’efficienza delle persone particolarmente coinvolte. Citando Raymond Smullyan, a sua volta citato da Umberto Eco ne Il pendolo di Focault: la superstizione porta sfortuna.

Infatti, questo tipo di persone, diciamo pure plagiate dalle proprie convinzioni, finiscono per provocare involontariamente quello che, secondo le loro previsioni negative, dovrebbe accadere e, molto spesso, non sono in grado di cogliere le opportunità fortunate, perchè intenti ad osservare e a rimuginare sulle continue opportunità sfortunate. In ultima analisi la fortuna e la sfortuna dipendono solo da noi, tutto il resto è probabilità più o meno spicciola.

Approfondimenti

Richard Wiseman – Fattore Fortuna, Editore Sonzogno

Silvano Fuso – Superstizione: istruzioni per l’uso, CICAP