Sfruttando e modificando l’idea/intuizione degli spiriti introdotta da Charles Dickens, nel suo famoso racconto sul Natale, Canto di Natale, vorrei provare a descrivere, analizzare e riflettere, su quello che, nelle nostre società odierne occidentali, il Natale rappresenta e che comportamenti induce per e nella maggioranza delle persone. Ai tre spiriti ideati dalla mente di Dickens a natura temporale (spirito del natale passato, spirito del natale presente e spirito del natale futuro) vengono così sostituiti tre spiriti a natura descrittiva: lo spirito del Natale morale-religioso, lo spirito del Natale consumista e lo spirito del Natale buonista.

Lo spirito del Natale morale religioso

Lo spirito più antico e più nobile del Natale, tant’è che, nella sua componente religiosa, ad esso si deve proprio la nascita di questa festività, nata per celebrare la nascita di Gesù all’interno della religione Cristiana. Nonostante la componente religiosa sia quella originaria, e per così dire quella ufficiale, nel corso degli anni, soprattutto quelli a noi più vicini, un’altra componente moralmente affine a numerosi aspetti della festività cristiana, ma di natura decisamente laica, si è affiancata e in alcuni casi integrata all’aspetto religioso, contribuendo alla nascita di uno spirito comunemente sentito. Questo spirito che professa ideali di altrusimo, di carità e di famiglia è tendenzialmente uno spirito neutro tendente al buono e anche nelle sue espressioni peggiori, che portano in buona fede e in sincerità gli individui a comportamenti abitudinari e quasi automatici, riesce comunque generalmente a produrre qualcosa di buono. L’unico aspetto negativo, da imputarsi però piuttosto alle persone, che non allo spirito in sé, è che nonostante sia uno spirito sempre presente durante tutto l’anno, troppi, in maniera ipocrita, se ne ricordino soltanto nell’occasione natalizia. Il detto le persone a Natale sono tutte più buone, pressuppone implicitamente che per il resto dell’anno, esse siano più cattive che a Natale, morale sia laica che religiosa quantomeno discutibile.

Lo spirito del Natale consumista

Spirito piuttosto recente cronologicamente parlando, uscito alla ribalta soprattutto nell’ultimo secolo, di natura prevalentemente cattiva, malvagia e ingannevole. Grazie all’uso strumentale dello spirito morale-religioso, con la connivenza dello spirito buonista e con l’ausilio di marketing e pubblicità tramite i mezzi di comunicazione di massa, è in grado di trasformare il Natale nella fiera del consumismo più sfrenato, nella più comune approvazione e giustificazione. Agisce tramite meccanismi impercettibili e invisibili ai più, e si è ormai legato in maniera indissolubile al Natale tanto che, molti, ormai, difficilmente riescono ad escluderlo dall’identificazione del Natale. Così la tradizione laica dei regali su base altruista, legatasi al Natale, diventa la scusa e la giustificazione per spese folli, incontrollate e inutili, che nella convinzione di provare a far felice qualcuno non fanno altro che provare a porre rimedio, senza esito, alla propria bramosia di consumo indotta. Questo, naturalmente, senza voler sminuire quelle persone che, secondo un consumo consapevole e critico, aspettano il Natale per concretizzare i risparmi di tutto l’anno opppure si muovono realmente in base a sentimenti di altruismo riuscendo a controllare e dominare lo spirito consumista o, ancora meglio, donando piuttosto il proprio tempo e le proprie attenzioni piuttosto che i propri consumi.

Lo spirito del Natale buonista

Spirito dalla natura illusoria e camaleontica, che deve la sua esistenza alla buona riuscita della sua totale sovrapposizione e parassitismo allo spirito morale religioso, nell’intento di usarne motivazioni e comportamenti non per un uso spinto da una certa condotta morale o da certi valori, quanto piuttosto per raggiungere determinati scopi e finalità. Per quanto detto è uno spirito invocato e diffuso, per lo più in malafede, da soggetti che hanno degli interessi diretti a mantenere od ottenere qualcosa e, non di rado, questo spirito viaggia in allegra compagnia dello spirito consumista, da cui riceve e a cui da alimentazione, in un circolo vizioso in cui condivide tecniche e meccanismi di riproduzione e persuasione, al limite della propaganda. E’ curioso come molte persone comuni, che non hanno particolari interessi nascosti e subdoli verso la società, tendono comunque a farsi prendere e accettare di buon grado questo spirito, forse nella speranza di offuscamento, indulgenza e irresponsabilità dei propri torti. Non che rimediare ai torti fatti sia sbagliato o impossibile, tutt’altro; è piuttosto l’utilizzo dello spirito del buonismo da ritenersi il meno appropriato in tale contesto.