Parafrasando la celebre massima, erroneamente attribuita a Niccolo Macchiavelli, che non ne fece mai menzione nei suoi scritti anche se espresse concetti simili (si habbi nelle cose a vedere il fine e non il mezzo), vorrei analizzare da un punto di vista diverso il rapporto che intercorre fra i mezzi e i fini. La maggior parte delle volte infatti, quando si cita Il fine giustifica i mezzi è per discutere di etica, magari politica e di aspetti etici legati ad una decisione o scelta più o meno dura. Vorrei invece spostare l’attenzione sul ruolo reciproco che dovrebbero ricoprire mezzi e fini.

I mezzi, questi sconosciuti

Con mezzo, come ci ricorda il dizionario della lingua italiana Treccani, si può intendere Qualsiasi modo, procedimento, aiuto, espediente, di cui ci si valga per raggiungere un fine, o che sia comunque utile o indispensabile a un determinato scopo che non deve necessariamente fare riferimento ad un oggetto materiale, come può essere un telefono per telefonare o un’automobile per spostarsi, ma che può far riferimento anche ad uno strumento intellettuale, come una filosofia di vita o una particolare corrente di pensiero.

Il fine giustifica (l’esistenza) dei mezzi

Dalla definizione risulta anche piuttosto evidente come sia necessaria la definizione di uno scopo, di un fine, per raggiungere un fine, o che sia comunque utile o indispensabile a un determinato scopo, in funzione del quale uno strumento o un modo possano elevarsi al rango di mezzi. In mancanza di scopi (e valori aggiungo io) non esistono mezzi ma soltanto strumenti.

L’invasione degli strumenti

La nostra attuale società, grazie alle rivoluzioni industriali, scientifiche e tecnologiche di cui è nipote e figlia, è in grado di disporre di moltissimi strumenti, sia materiali che intellettuali, il cui valore è indubbio e inestimabile per la civiltà umana. A questa immensa disponibilità, però, sembra che non sia sviluppata, a farle da contrappeso, un’altrettanto solido, valido e adeguato sistema di valori.

La sostituzione degli strumenti ai mezzi

E proprio per queste condizioni, mescolate alle pressioni e alla creazione di falsi bisogni (e non di veri scopi) del nostro sistema economico, politico e sociale (volutamente in estrema sintesi: la maggior parte degli strumenti ha un prezzo, i fini, scopi e valori generalmente no) la distinzione fra il ruolo di strumenti e mezzi si è fatto sempre più labile, tanto che troppo spesso le persone non ne afferrano più il confine e si ritrovano in una convulsa e dispendiosa ricerca e caccia di strumenti e non di mezzi.

La morte degli scopi e dei valori

Questo scenario porta infine, come ultima degenerazione, alla morte degli scopi e dei valori in favore degli strumenti. Ed è da qui che nascono tutta una serie di problemi legati alla realizzazione e alla vera felicità delle persone. La felicità, che abbastanza chiaramente appare come il fine ultimo di tutte le esistenze, viene progressivamente schiacciata da quei mezzi, retrocessi a ruolo di strumenti, che ne avrebbero dovuto guidare e aiutare la realizzazione. La felicità prende allora le forme più strane, insospettabili e incomprensibili: soldi, auto di grossa cilindrata e a trazione integrale per il traffico cittadino, oggetti super tecnologici e costosi parzialmente usati (quando usati oltre che soltanto mostrati), abiti e accessori firmati e stili di vita estremi fini a se stessi (anche il minimalismo può diventare tale).