Ripropongo la traduzione di un’altro brillante articolo scritto dal fondatore del partito pirata europeo, Rick Falkvinge, apparso nelle scorse settimane su TorrentFreak. Questa volta vengono analizzati i comportamenti dell’industria dei contenuti e del copyright alla luce di quelle libertà civili che, fino a poco tempo fa, venivano date come fondamentali e sacrosante ma che, ultimamente, sembrano sempre più venire meno, vuoi per l’uso indiscriminato di tecnologie sempre più potenti e pervasive, vuoi per la sete di denaro a basso investimento e innovazione di un’industria rimasta ferma a più di 50 anni fa e spalleggiata da una politica sempre più compromessa.

Quando i pirati richiedono il diritto di inviare qualsiasi cosa a qualsiasi persona senza essere tracciati, spesso vengono accusati di volere le cose gratuitamente. Questa non è la verità. Quello che chiediamo è semplice: chiediamo che le leggi si applichino in maniera eguale sia online che offline; chiediamo che i nostri bambini ereditino le libertà civili per le quali i nostri genitori hanno combattuto, sono stati feriti e spesso hanno dato la vita. E’ sicuramente una richiesta legittima.

Diamo un’occhiata ad una lettera classica per illustrare questo concetto. La lettera fisica, costituita da una busta, un foglio di carta ripiegato riportante il contenuto scritto all’interno della busta e un francobollo.

Questo è come appariva una comunicazione personale nel mondo offline dei nostri genitori, ed era permeata e garantita da specifiche libertà civili. Mi concentrerò in particolare su queste.

Primo, la lettera era anonima. Quando inviavi una lettera, tu, e solo tu, decidevi se identificare te stesso come mittente sull’esterno della busta, per il mondo intero, all’interno della busta, solo per il destinatario o non identificarti per nulla.

Secondo, la lettera rimaneva segreta durante la spedizione. Nessuno aveva il diritto di aprire tutte le lettere solo per essere certo che non contenessero qualcosa di illegale o immorale – o qualcosa di copiato, per inciso. Se eravate sospettati di un serio crimine, le vostre lettere sarebbero potute essere aperte segretamente per trovare le prove di quel crimine – ma nessuna lettera sarebbe mai stata aperta ordinariamente e continuativamente per scoprire nuovi crimini.

Terzo, la lettera non veniva tracciata. Nessuno aveva il diritto – o la capacità – di tracciare chi stava comunicando con chi. Nessuno era in grado di monitorare tutte le caselle di posta per controllare quando qualcuno depositava una lettere in esse, tanto meno la capacità di identificare quella persona e collegarla all’indirizzo indicato sulla lettere depositata nella casella. Era un diritto fondamentale tenere le connessioni sociali per se stessi.

Quarto, il postino non era mai responsabile per il contenuto della lettera sigillata. Come sarebbe potuto esserlo? Essi non erano a conoscenza del contenuto e non erano autorizzati a prenderne visione. La loro responsabilità incominciava e finiva con la consegna della posta all’indirizzo indicato sulla busta.

Questo è un insieme di libertà civili per le quali i nostri genitori e i nostri nonni hanno letteralmente combattuto, sono stati feriti e talvolta uccisi. E’ pienamente ragionevole che queste libertà vengono trasportate e applicate ai nostri bambini e all’ambiente in cui essi comunicano, così come esse venivano applicate al mondo offline dei nostri genitori.

Ma a questa conclusione, qualcuno potrebbe opporsi con forza. In particolare l’industria del copyright. “Se viene permesso ad ognuno di inviare qualsiasi cosa a qualsiasi persona, addirittura in maniera anonima, non possiamo avere nessun tipo di guadagno!”

A questo io rispondo, state scherzando?

Il lavoro di ogni imprenditore è quello di produrre guadagno a partire dall’attuale contesto sociale e tecnologico. Nessuno si può permettere di calpestare delle libertà civili soltanto perché non può fare soldi altrimenti – e soprattutto se non è in grado di fare soldi altrimenti.

Se una particolare industria non è in grado di continuare a produrre guadagni nel rispetto delle citate libertà civili, banalmente fallisce o incomincia a vendere qualcos’altro. Non determiniamo quali libertà civili i nostri bambini devono avere in base a chi può guadagnarci e chi no; le determiniamo in base alle motivazioni per le quali i nostri genitori hanno combattuto.

Questo è il cuore del dibattito sul file sharing. Non m’importa minimamente se un’azienda di distribuzione dei contenuti fallisce, ma mi interessano le libertà civili che i nostri bambini hanno il diritto di ereditare e avere.